Dal
crinale dei monti, tra la vallata della Fiumara d'Agrò e quella di
Gallodoro, appariva come una macchia bianca che emergeva dal verde del
pendio; non era la rovina di una casetta di contadini abbandonata insieme
ai coltivi alle roverelle che stavano riappropriandosi del terreno da cui
erano state sfrattate secoli fa; nitida appariva la curva dell'arco e la
conca di un'abside: era una chiesa!
Preso dalla frenesia della scoperta, abbandonai gli amici di escursione
di quel lunedì di Pasqua dell'ormai lontano 1987 e mi precipitai verso il
rudere. Quando giunsi nella radura, dove troneggiava su una piccola
emergenza rocciosa, mi resi subito conto che si trattava di una rovina
vetustissima. L'orientamento dell'abside verso Est, le due absidiole
laterali delle dimensioni di una nicchia, delle quali, quella meridionale
semi crollata, mi fecero tornare subito in mente il "Santuario"
della chiesa di Santa Maria di Mili, tanto l'accostamento era evidente: mi
trovavo di fronte ad una chiesetta che era stata luogo di culto circa otto
secoli fa!
Nelle immediate vicinanze della chiesa vi erano altri avanzi di mura,
di condotte idriche in muratura che si dirigevano verso i resti di una
costruzione che, come lasciavano intuire le "saie", era quello
che rimaneva di un antico mulino ad acqua. Nei muretti a secco dei terrazzamenti
e, qua e là, sul piano di calpestio, una grande quantità di cocci di
vasellame ordinario e smaltato.
Il sito aveva così l'aspetto di un piccolo insediamento abbandonato da
secoli. Ma per quale motivo era stato abbandonato? Chi erano stati i suoi
abitanti?......
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Foto e testo
- Santo Castorina
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