Le attività tradizionali di Forza d’Agrò sono
soprattutto legate all’agricoltura. Col passare del tempo, però,
queste attività stanno venendo meno e ciò é anche comprensibile se si
pensa al progresso ed al benessere sopraggiunti anche a Forza d’Agrò.
La zona agricola forzese é posta su un altopiano
che, partendo da Mongiuffi Melia e Limina, digrada fino al mare. La
maggior parte delle proprietà terriere, situate a Nord-Ovest dal paese,
sono lontane dal centro abitato e spesso disposte in località impervie.
Oggi sono raggiungibili attraverso strade carrozzabili, talvolta in
terra battuta, per cui i profondi solchi causati dalle piogge invernali
permangono anche nel periodo estivo. Un tempo bisognava percorrere
strette e tortuose stradine e superare, attraverso una pittoresca
scalinata di pietra, lo stretto ed impervio costone roccioso delle Rocche
a scala. Sembrano lunghe distanze, ma un tempo i contadini le
percorrevano a piedi o sul dorso dell’asino, superando colline ed
attraversando le limpide acque di torrenti fluenti nei valloni.
Data la particolare natura del suolo, l’aratura per
anni é stata effettuata con l’antico aratro a chiodo, il solo mezzo
adatto per essere maneggiato con relativa facilità dal contadino, in
grado di avanzare scansando le grosse pietre che spuntano dal terreno.
Per questo il vomere, affondando poco, ha costretto l’uomo a
farsi aiutare da due robusti buoi. Riusciamo ad immaginare queste povere
bestie, unite dal comune giogo, piegate dallo sforzo durante l’aratura
del solco, come nei dipinti di Segantini o di Fattori. Alla bravura del
contadino nel governare l’aratro stava la perfetta esecuzione dei
solchi destinati ad accogliere il frumento,
prezioso cereale la cui produzione un tempo era abbondante. Con la
farina ottenuta nel mulino
del paese la massaia procedeva, e qualcuna procede tuttora, a fare il
buon pane di grano (u pani di ranu, u pani di casa) nei tipici forni
a legna che qualche casa possiede ancora nella propria cucina.
Il clima mite, a dispetto della sterilità del
terreno, permette anche la coltivazione degli ulivi
e delle viti, le caratteristiche,
basse, piccole vigne forzesi, costrette a vincere, oltre la fillossera e
la peronospora, anche la siccità. Di queste attività rimane traccia in
qualche vecchio frantoio
e nei palmenti,
un tempo diffusi nel territorio forzese.