La montuosità della zona é, sotto un certo punto
di vista, una fortuna, dal momento che i rilievi condensano l’umidità
e causano le piogge, addolcendo le caratteristiche del clima
che, altrimenti, sarebbe arido.
Le piogge sono concentrate nel periodo invernale,
soprattutto da novembre a marzo, sicché il breve inverno risulta
notevolmente umido. Il periodo estivo, viceversa, é costituito
da tre mesi molto siccitosi. Le piogge, inoltre, assumono spesso
l’aspetto di brevi ed intensi rovesci, rivelandosi, in questo caso,
più dannose che utili in quanto l’acqua penetra con difficoltà nei
terreni argillosi e poco permeabili. Anche l’irregolarità delle
piogge tra un anno e l’altro ed i notevoli fabbisogni agricoli,
fanno si che siano necessari un'opportuna salvaguardia degli equilibri
idrogeologici ed un'irrigazione adeguata per far prosperare certe
colture e farne sopravvivere altre.
Di rado appare la neve,
ma quando questo capita é ovviamente uno spettacolo.
Anche i venti fanno "sentire" il
loro effetto, data la posizione "scoperta" del luogo. Il
vento caldo, detto Scirocco, proveniente dal Sahara
africano, soffia per qualche giorno trasportando fin qui sabbia
finissima giallo-rossastra. Da Nord e Nord-Ovest soffiano
rispettivamente la Tramontana e il Maestrale, apportando
tempo freddo secco nella stagione invernale e caldo asciutto in quella
estiva.
L’escursione termica tra il giorno e la notte é
mediamente debole. La temperatura media annua é intorno ai 18
gradi. Il mese più freddo si può ritenere gennaio, mentre i più
caldi sono luglio ed agosto.
Il clima ed il terreno mal si prestano anche al
costituirsi di boschi, tuttavia un tempo presenti. Inoltre le
spoliazioni, il disboscamento selvaggio effettuato nei secoli e la
piaga degli incendi estivi, più o meno dolosi, riducono il patrimonio
arboreo in modo consistente. I rilievi, ripidi e privi di alberi che
possono trattenere l’acqua piovana, sono da questa percorsi con
veemenza. Si formano così profondi solchi, improvvisati ruscelli che
sfociano nei tortuosi torrenti che delimitano il territorio forzese e
nei quali si raccolgono i detriti corrosi pericolosamente dai fianchi
delle colline.
Querce, castagni, sorbi, gelsi, mandorli, noci,
noccioli, carrubi.... rimangono, comunque, ancora oggi a ricordo della
vita agro-pastorale d’un tempo non molto remoto.
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