L’uomo del tempo, pastore-agricoltore, era in
possesso di mezzi semplici: innanzitutto le proprie braccia, quindi
alcuni attrezzi che egli stesso si fabbricava, infine l’amico asino (u
sceccu, in dialetto), valido aiuto nei lavori più faticosi. Tutto
ciò che egli utilizzava per le sue costruzioni, pietre, legno, sabbia,
canne, poteva trarle dal luogo in cui viveva. Siccome faceva da se, ciò
che realizzava era di piccole dimensioni e di aspetto semplice, adattato
alla conformazione del luogo. Per questo ogni cosa ben si inseriva in un
paesaggio che risultava estremamente equilibrato.
Sono gruppi di case incollate le une alle altre con
l’ingresso sulle strettissime viuzze,
quasi viottoli, mezzi di transito ma anche cortili ove non di rado sono
visibili recipienti scavati nella pietra arenaria, utilizzati per la
raccolta dell’acqua piovana o come scifo
(scodella) per gli animali, in particolare i maiali che, assieme alle
pecore, le capre, gli asini ed i buoi convivevano con l’uomo in queste
sue piccole abitazioni.
I muri delle case, irrobustiti eventualmente agli
angoli da blocchi di pietra arenaria estratta nella vicina contrada
"Vignale", sono internamente intonacati di bianco; i
solai poggiano su travi di legno e, per accedervi, bisogna risalire
rustiche scalette anch’esse di legno; i sottili divisori sono di canne
rivestite da un limitato spessore di malta.
Alcune porte, le più antiche, sono architravate,
altre sono ad "arco",
ma sempre costituiti da lisci blocchi di arenaria.
La configurazione del luogo, la semplicità delle
case, i materiali utilizzati, la presenza della "vecchia"
porta architravata insieme al "nuovo" arco, comunque sempre
semplici nella forma priva di qualsivoglia sagomatura od abbellimento,
fanno ritenere che Magghia sia il più antico quartiere di Forza d’Agrò
oggi esistente.
In questo luogo, i "primi Forzesi"
speravano di vivere con la solita intensità ma più tranquillamente
rispetto a quanto fatto nell’originario Vicum e al Casale.
Nel quartiere di Magghia rimangono i ruderi della Chiesa
di San Sebastiano.
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