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       La
      Confraternita della S.S. Trinità di Forza d’Agrò, è una delle più
      antiche testimonianze di vita religiosa, esistenti nella diocesi di
      Messina. Le origini certe, sono antecedenti all’anno 1600. Si ha notizia
      che, un gruppo di abitanti di Forza d’Agrò si riuniva in una chiesette
      trecentesca, per  pregare il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Ben presto,
      muniti di fervore religioso, diedero vita ad una fratellanza popolare, in
      cui il culto al mistero Trinitario, veniva affiancato nel quotidiano, ad
      un’attività di soccorso ed aiuto in riferimento ai bisogni ed alle
      necessità, di tutto il popolo forzese. I resti di questo primo
      insediamento religioso, dedicato alla S.S. Trinità, sono oggi visibili
      grazie al recente restauro del convento agostiniano. Nel piano
      seminterrato dell’edificio, sono ancora oggi visibili i muri perimetrali
      e l’abside dell’antica chiesa della Trinità. Questa testimonianza
      consente con certezza di poter dire che esisteva, sin da quel periodo, una
      prima forma di confraternita, o quanto meno di cenacolo di preghiera
      dedicato alla SS. Trinità.  
      Nel  1576, su quel primo insediamento religioso, venne edificata
      dai confrati, l’attuale Chiesa della S.S. Trinità. Sull’altare
      centrale, è collocato un quadro raffigurante la visita dei tre angeli ad
      Abramo, prima testimonianza biblica della Trinità divina. Apparteneva
      anche alla confraternita un antichissimo gonfalone processionale di legno
      intarsiato, pezzo unico oggi trafugato; ne esiste uno molto simile che
      appartiene alla confraternita di Gallodoro, paese che ha una tradizione
      religiosa molto simile alla nostra. 
      Il
      primo statuto della Confraternita di cui si abbia notizia, risale ai primi
      anni del seicento, ed è stato oggetto di diverse modifiche sino ad
      arrivare a quello attuale che risale al 1928. Scopi principali erano il
      culto alla Trinità ma allo stesso tempo, un reciproco aiuto nei bisogni
      materiali e nelle difficoltà della vita. Gli anziani confrati raccontano
      molte testimonianze di questa unione spirituale e materiale. Ogni confrate
      si doveva fare carico dei bisogni che potevano sorgere a causa di malattie
      o di guerre. Le vedove e gli orfani dei confrati venivano sostenuti in
      tutti i loro bisogni dalla confraternita, la quale si faceva carico di
      sopperire alle loro necessità proprio in osservanza dello spirito di
      fraternità, che è stato la base sulla quale si è fondata la devozione
      al Dio Trino ed Unico. C’era anche una rigorosa forma di partecipazione
      religiosa che imponeva la partecipazione alle celebrazioni solenni, la
      confessione, l’eucaristia ecc… Tutte cose che ancora oggi, anche se
      modificate sono riportate nell’attuale statuto. 
      Oggi
      la confraternita conta circa 150 confrati e annualmente organizza diversi
      appuntamenti fra cui la tradizionale “Festa
      dell’Alloro”, manifestazione rievocativa, risalente al
      periodo della dominazione Bizantina. La festa, che si svolge il lunedì di
      Pasqua, ricorda la solenne processione degli Sacri Oli, i quali,
      consacrati nel monastero dei S.S. Pietro e Paolo d’Agrò, venivano
      trasportati dall’abate, nella cattedrale. Dal centro di Forza d’Agrò
      la confraternita raggiungeva il monastero e poi dopo la solenne
      celebrazione accompagnava la processione degli oli nella cattedrale di
      Forza d’Agrò, sede assieme a Savoca dell’Archimandrita del S.S.
      Salvatore di Messina. Lungo il percorso la gente che abitava nelle
      campagne, raggiungeva la strada portando in mano rami d’alloro, i quali
      venivano agitati al passaggio dell’abate, ciò a significare ed esaltare
      la grandezza di Dio. A conclusione del rito i confrati distribuivano le
      “cuddure”, pane intrecciato a ciambella, che nella settimana
      precedente veniva preparato nell’antico forno che si trova nei locali
      della confraternita. 
      Altro
      momento importante nella vita della confraternita è la
      Festa della S.S. Trinità, nel cui contesto si inserisce il
      tradizionale “Bacio degli Stendardi”, simbolo di fratellanza e legame
      storico, con la Confraternita Maria S.S. Assunta di Gallodoro. Avviene
      che, ad anni alterni le due confraternite ospitano questo particolare
      momento storico di fratellanza tra le due comunità. La tradizione
      tramanda che in occasione della festività della SS. Trinità e in quella
      dell’Assunzione, le confraternite attraversavano la collina che separa i
      due paesi e si incontravano facendo baciare gli stendardi delle proprie
      confraternite, a simboleggiare la fratellanza che univa i due popoli. 
      Sempre in quella occasione,
      vengono distribuite le tradizionali “cuddure”, piccole ciambelle di
      pane preparate dai confrati, e cotte in un grande forno del tardo
      settecento, che si trova nei locali di proprietà della confraternita
      adiacenti la chiesa. 
      Gerarchicamente
      la confraternita è presieduta da un Governatore, dal suo vice e da un
      primo assistente, è questa la cosiddetta “Terna”. Affiancano un
      segretario ed un cassiere. Esiste anche un organo chiamato “consulta”,
      una sorta di consiglio degli anziani che affianca la terna nella guida
      della confraternita, e coaudiva le decisioni più importanti. 
      Avv. Fabio Di Cara 
        La Chiesa della Triade apparteneva alla Confraternita
        della SS. Trinità, una organizzazione con scopi religiosi che, puntando
        sull’orgoglio civico e riflettendo comunque il travaglio della vita
        paesana, tra i secoli XV e XVI ha toccato il massimo splendore per i
        benefici portati soprattutto all’arte. Tale confraternita si è
        caratterizzata per l’operosità svolta verso i propri associati
        (lavoratori appartenenti a tutte le arti e mestieri), anche se nel tempo
        ha diminuito la sua attività assistenziale limitandola alla
        organizzazione e alla partecipazione alle manifestazioni religiose
        tradizionali. 
        Così è scritto nel "Preliminare"
        dello "Statuto della Confraternita della SS. Trinità": 
        "La Confraternita della SS. Trinità in Forza
        d’Agrò con sede nella Chiesa di Sant’Agostino, trae le sue origini
        da epoca assai remota e di certo anteriore all’anno 1591. Munita di
        sovrana conferma con decreto reale del 24.2.1837, subì in seguito
        l’ingiuria dei tempi, colpita assieme alle altre istituzioni del
        genere, dalle leggi laiche del nuovo statuto italiano. In applicazione
        al Concordato tra la Santa Sede e l’Italia dell’11 febbraio 1929 é
        stata restituita alla sua primitiva fisionomia e funzione e con regio
        decreto 9 settembre 1937, registrato alla Corte dei Conti il 19.12.1937,
        registro 391, foglio 74, é passata di nuovo sotto il controllo
        dell’autorità ecclesiastica, dalla quale e pienamente dipende per
        quanto concerne il funzionamento della Amministrazione." 
        Oggi i confrati della SS. Trinità, distinguibili per
        l’abito bianco con mantello avvolgente rosso sulle spalle e per il
        capo ricoperto da un cappuccio bianco, che comunque lascia scoperto il
        volto, precedono sempre col loro simbolo i fedeli durante le
        processioni. 
        
          
          Il
        "Gonfalone processionale" 
        Cimelio artistico interessante appartenente alla
        confraternita della Triade é stato il Gonfalone processionale. Esso ha
        rappresentato l’insegna stessa della organizzazione religiosa con lo
        scopo di contraddistinguerla durante le processioni. 
        Purtroppo l’interessante opera, già rubata e
        ritrovata nel 1948, è stata definitivamente asportata nel 1976. Quella
        riportata è una riproduzione fotografica (Imperial-Messina). 
        Essa risultava essere uno dei lavori di intaglio
        del legno più importanti nel suo genere, con una parte di base che
        fungeva da ornamento e da sostegno a tutta la "macchina" e con
        una parte superiore, tutta ad intaglio e dorature, che fungeva da
        robusta cornice per la tavola mediana in cui erano dipinte da un lato la
        "Visita dei tre angeli ad Abramo" (quale rappresentazione del
        patrono della Confraternita) e dall’altro la "Vergine col
        Bambino". L’intera struttura, a forma di edicola gotica, era alta
        metri 1,40 e larga 90 centimetri. Molti gonfaloni dell’epoca sono
        stati realizzati da un cognato di Antonello da Messina, Giovanni de
        Saliba e da suo figlio Antonello ed in effetti il critico d’arte
        Brunelli ha attribuito gli intagli al primo e le pitture al secondo.
        Dell’attribuzione del Gonfalone forzese a questi artisti non tutti i
        critici sono stati però d’accordo. 
        Con l’affermarsi in Sicilia del dominio spagnolo,
        nelle processioni, il gonfalone è stato sostituito dallo
        "stendardo" o "labaro", rimanendo come
        cimelio di una usanza tramontata ma pur sempre esempio dell’arte
        dell’intaglio in legno. Ai nostri giorni, lo stendardo processionale
        della confraternita della SS. Trinità é un vessillo, con asta traversa
        e drappo pendente rosso con estremità a due punte, la cui adozione
        implica un significato ed un riconoscimento religioso speciale. 
        La Confraternita della SS. Trinità, con lo stendardo
        che la contraddistingue, precede sempre, nelle processioni,
        i fedeli che accompagnano il SS. Crocifisso o la SS. Trinità nelle
        feste corrispondenti. Ma l'apice più alto è raggiunto nella Festa
        della SS. Trinità, nel momento dell'incontro
        con la Confraternita "gemellata" di Gallodoro il cui alto
        stendardo è invece bianco. 
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