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 Forza d'Agrò paese medievale a due passi da Taormina e l'Etna. Ricco di arte, storia e cultura, panorami mozzafiato. Famoso per aver accolto i cast di molti film.


Opere Trafugate

Gonfalone Della Triade Sec. XVI

Opera Trafugata nel Giugno 1976

"Cosi nel gonfalone vediamo dipinte: da un lato, la visita dei tre Angeli ad Abramo e dall'altro la Vergine col Bambino. Dai documenti notarili venuti alla luce, principalmente per opera del Di Marzo e del La Corte Cailler, veniamo a sapere, che molte richieste per i gonfaloni, financo dalla Calabria, erano rivolte ad un cognato del grande Antonello, Giovanni De Saliba che raggiunse nell'arte dell'intaglio un'altezza veramente notevole ed al figlio di costui, Antonello, pittore corretto e ricercato anche se stereotipato nei modelli. Il Brunelli, un pò per questo ed un pò per le somiglianze che la Vergine del gonfalone forzese presenta con quella della collezione Davis,ha pensato di attribuire, appunto, ai due artisti l'opera."

                                                                                                            Stefano Bottari
06.03.1907 /10.02.1967

Tavola Rappresentante Abramo Nel Deserto Sec.XVI

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 Opera Trafugata nel Marzo 1971

""I tre angeli, nel quadro, sono rappresentati seduti ad una mensa frugalmente imbandita, mentre Abramo appare genuflesso in un angolo, con le mani, di un preziosismo fiammingo, congiunte, e con nel volto, dalle linee vigorose ed austere, disegnata un'espressione contrita di bontà. Il sembiante delle tre figure di Angeli,improntato ad una vaga ingenuità femminile, è aperto: lo sguardo però è franco e dritto, proprio di caratteri non aggressivi ma abbastanza decisi. Hanno fronte convessa sotto la nitida ogiva segnata dai capelli castagni spartiti nel mezzo e pendenti, in lieve ondulazioni qua e là provviste di lumeggiature, sulle gote pienotte; occhi a mandorla alquanto distanti tra loro; mento breve e forte; labbra sottili, socchiuse, marcantisi nelle caratteristiche fossette marginali. Le tuniche, d'una bianchezza metallica, cadono al suolo in copiose pieghe riunite alla cintola da un cordoncino, che quanto al colore ha riscontro nel risvolto del colletto, cosparso di una folta peluria. Con l'indice della destra indicano il cielo, mentre con la sinistra sostengono il lungo scettro aurato degli araldi bizantini. Abramo, dal volto abbronzato, dalla barba e dai fluenti capelli già brizzolati, è rappresentato, come abbiamo detto, genuflesso in un angolo, con la tunica rossa, anch'essa larga, stretta ai fianchi da una fascia, legata con un abilissimo nodo scorsoio, di un marrone scuro armonizzato col collettone, mentre le maniche uscenti da essa tunica sono di un verde pallido. Le figure, che con sapiente effetto plastico sembrano staccarsi dal volto verde cupo, ornato da fiorami alla catalana, per prendere vita dall'aria che le circonda tanta è la individualità plastica che vengono ad assumere e tanto ancora è il fremito condensato nei loro occhi deliziosi e trasparenti sono disposte con meditata ricerca prospettica, attorno un tavolo circolare; su questo è un orlato tovagliolo e su di esso delle stoviglie: due bicchieri, una bottiglia, due coltelli, qualche piatto, del pane ed infine un caratteristico boccale di terracotta tutto ornato di quei motivi, direi fokloristici, che, ancora oggi, possono scorgersi, nei punti interni dell'isola, in quelle che il popolo chiama "cannata". Notevole è l'evidenza con cui sono resi questi oggetti: evidenza che non è dato di riscontrare in altri quadri siciliani del quattrocento e che, senza tema di esagerare, può reggere al confronto della maniera con cui sono rese le stesse stoviglie nella cena leonardesca.La scena, per quanto priva di fondo paesistico, si svolge in un prato verde di fresche e spontanee erbuzze: qua e là disordinatamente sono dei ciottoli. La tavola è di faggio: larga m. 1,55; alta m. 1,90.""

                                                                                                  Stefano Bottari
06.03.1907 /10.02.1967

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