Appartiene alla Chiesa della Triade ed é segno di
compiacimento per tutti i parrocchiani, il quadro che rappresenta la
"Visita dei tre Angeli ad Abramo" noto anche come "Abramo
nel deserto", attribuito inizialmente ad Antonello da
Messina, poi al figlio Jacobello d’Antonio ed infine ad Antonello de
Saliba. L’attribuzione del Berenson ad una fase giovanile del De
Saliba, a detta del Bottari, é la più attendibile. Una commissione di
critici internazionali, costituitasi nel 1953 in occasione di una mostra
dedicata ad Antonello ed ai pittori del ‘400 in Sicilia, ha ritenuto
però di assegnare l’opera in questione ad Antonio Giuffrè.
La tavola di faggio é alta metri 1,90 ed é larga
1,55. L’originaria collocazione dell’opera é nell’abside della
chiesa, dietro l’altare maggiore, circondata da un’ampia cornice
caratteristica per l’alternarsi dei colori azzurro ed oro e per la
grande corona sovrastante sostenuta da due angioletti. La scena
rappresentata nel dipinto, che é priva di paesaggio, si svolge su un
prato. I personaggi si staccano dal fondo e sono disposti attorno ad un
tavolo circolare imbandito con una tovaglia orlata, una bottiglia, due
bicchieri, due coltelli, un grande piatto, del pane ed un tipico boccale
di terracotta. Abramo é rappresentato inginocchiato nell’angolo in
basso a destra, con le mani congiunte e con nel volto una espressione
austera e, nello stesso tempo, piena di bontà. Ha la barba, capelli
brizzolati ed é vestito con una larga tunica rossa. I tre angeli,
dall’aspetto vagamente femminile, hanno viso ovale, con capelli lunghi
e divisi nel mezzo, sguardo deciso, labbra sottili e chiuse. Bianche
tuniche, strette alla vita da un cordoncino, scendono al suolo tra mille
pieghe. Nella mano sinistra tengono lo scettro tipico degli araldi,
mentre con l’indice della mano destra indicano il cielo.
Quando nel 1953 l’opera ha subito un ulteriore
restauro per essere esposta alla già menzionata mostra dedicata ad
Antonello ed ai pittori del ‘400 in Sicilia, i tecnici hanno ritenuto
opportuno il trasporto del colore dalla tavola alla tela. Il dipinto che
oggi si può ammirare dietro l’altare maggiore dell’antica chiesa é
però una copia, essendo stato l’originale rubato nel 1971.
Il quadro raffigurante la "Visita dei tre angeli
ad Abramo", a ragione si può dire che rifletta l’immagine della
gente forzese ed, in particolare, della Confraternita
della SS. Trinità, per il suo significato che ha radici
profonde nell’animo popolare: quello dell’ospitalità. Il pane,
rappresentato sulla tavola imbandita ed offerto con le altre vivande da
Abramo agli angeli, é il simbolo di una tradizione secolare: la
"distribuzione gratuita" al forestiero
benevolmente accolto. La distribuzione di piccole ciambelle (cudduri,
in dialetto), ai nostri giorni avviene durante la Festa
della SS. Trinità e nella Festa
dell'Alloro che si svolge il lunedì dell’Angelo
(Pasquetta).
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