LA
      CHIESA DI S. MARIA ANNUNZIATA E ASSUNTA
      La Chiesa Madre di Forza d’Agrò dà la misura delle
      ambizioni dei cittadini forzesi i quali, coscienti della loro ricchezza e
      fieri della loro indipendenza dai Signori feudali e dai vari governanti,
      hanno deciso di riedificare una grande chiesa come simbolo della loro
      civiltà. Agli inizi del ‘700 è terminata la ricostruzione del Duomo
      forzese dedicato a Maria SS. Annunziata, la qual chiesa era stata
      edificata nel ‘400 ma, ancora nel 1648 e successivamente nel 1693, aveva
      subito gravi danni a causa dei terremoti. La sua ricostruzione ha
      risentito ovviamente delle idee, religiose ed architettoniche, del tempo:
      le conseguenze della controriforma e gli influssi stilistici del barocco
      siciliano sono abbastanza evidenti.
      Si è cambiata la disposizione dell’edificio
      religioso, la cui pianta è venuta ad incrociarsi con quella della vecchia
      chiesa, della quale esistono tuttavia ancor oggi l’abside ed il
      transetto dietro l’attuale sagrestia. Anche il bello e fantasioso
      portale risalente al ‘500 e miracolosamente salvato dal terremoto, è
      stato riutilizzato. Ad esso si accompagnano altre due porte, anch’esse
      contornate da pietra arenaria sagomata maggiormente nella parte superiore.
      Come spesso accade nel ‘700, la chiesa é vista come
      la conclusione monumentale di uno spazio urbano scenograficamente
      organizzato, con l’esaltazione dell’effetto ascensionale della
      facciata tramite l’ampia scalinata che la precede. Nel suo moderno
      prospetto, rivolto a Nord-Ovest, la chiesa "matrice" riflette
      elementi compositivi e decorativi che ricordano quelli spagnoli, ma
      acquista una forma maggiormente dinamica nell’andamento ondulato e
      piramidale, con volute a chiocciola e pennacchi, rispecchiando lo stile
      tipico del barocco siciliano.
      La facciata
      della chiesa é un indice orgoglioso rivolto verso un cielo
      che sembra fatto della stessa sostanza materiale della terra ma solo
      diversamente colorato. Le due finestre laterali e quella piccola centrale
      hanno archi a pieno centro inscritti in una corona decorata con motivi
      floreali. Anche la grande finestra architravata che s’affaccia sulla
      navata centrale é splendidamente ornata. Due altissime lesene
      percorrono il prospetto della chiesa ed assieme alle due bugne
      orizzontali poste in corrispondenza delle navate laterali, lo dividono
      praticamente in cinque zone. Lesene, bugne ed ornamenti di portali e
      finestre, eseguite nella tradizionale pietra arenaria grigiastra locale,
      risaltano magnificamente sullo sfondo della facciata. La parete laterale
      destra della chiesa, ove é pure un portale, é costeggiata da un largo
      sagrato delimitato da un lungo muretto con sedile, mentre a sinistra del
      prospetto un arco sagomato immette in un piccolo cortile, con pozzo, da
      dove si accede alla canonica.
      La torre campanaria della chiesa é caratteristica per
      la semplice, ma armonica, linea architettonica in cui ben risaltano su
      ciascun lato le grandi finestre ad arco. Restaurata più volte nel tempo,
      rimane sempre suggestiva per quel colore verdastro che ben risalta sullo
      stupendo scenario paesaggistico.
      Il Duomo forzese, già mirabile per l’armonia delle
      linee architettoniche, é ingentilito nel '500 dall’aggiunta del
      portale, "delicato lavoro tramato con una fantasia vivida e
      calcolatrice e con una sensibilità non comune" (da "Forza
      d’Agrò" di Stefano Bottari).
      
      
      Completamente decorato in pietra arenaria, il nuovo
      ingresso conferisce un ulteriore slancio al prospetto, con le due
      longilinee colonne scanalate sormontate da capitelli di classica memoria.
      Sopra lo spesso architrave, ingentilito da una "faccetta
      d’angelo", un’ulteriore decorazione in arenaria costituisce la
      cornice di un probabile dipinto.
      L’interno
      del Duomo é parimenti elegante, grazie al succedersi agile
      degli archi e delle colonne che lo suddividono in tre navate ben
      proporzionate. Sull’intradosso di ciascuna delle dieci arcate é
      posizionato un motivo decorativo di forma circolare. Le snelle colonne
      sono state ricavate con la pietra estratta nella vicina contrada di Magghia,
      in prossimità della chiesa di S. Sebastiano. A circa tre quarti del corpo
      longitudinale della chiesa, si inserisce il "transetto", specie
      di navata trasversale. La navata centrale termina con un’ampia flessione
      muraria (abside) conclusa in alzato dal catino absidale
      "unghiato", simile cioè ad una semicupola suddivisa a
      "spicchi" finemente fregiati d’oro, con due finestre laterali
      ed una terza centrale. L’abside contiene l’altare maggiore in marmo
      intarsiato, di vari colori, sopra quattro gradini di marmo sapientemente
      sagomati dagli artisti del tempo.
      Il tetto della Chiesa Madre forzese é a capriate, con
      travi in legno massiccio in vista, e da esso pendevano alcuni delicati
      lampadari a gocce di cristallo. Sull’arcata di trionfo, tra bassorilievi
      di angeli e fregi dorati, sopra un crocifisso ligneo di più recente
      collocazione, risalta l’iscrizione:
       
      M A G N I F I C A T
      A N I M A   M E A
      D O M I N U M
      che sottolinea la dedicazione della chiesa alla
      Vergine, essendo queste le parole pronunciate dalla Madonna dopo l’annunziazione
      da parte dell’Angelo. Sulla grande arcata sovrastante l’altare
      maggiore, tra putti che sorreggono una corona e tra fregi dorati, c’é
      la scritta:
       
      A V E   G R A T I A
      P L E N A
      La decorazione di fondo é rigorosamente bianca,
      esclusivamente abbellita da più sottili fasce decorative. In realtà
      architettura, scultura, pittura e decorazioni in marmo riescono ad
      integrarsi senza stonature. Materiali vari sono impiegati nelle
      decorazioni, arricchite da rilievi in stucco, dalla collocazione di statue
      e di tele soprattutto nelle cappelle, che sono vere e proprie composizioni
      policrome di marmi, con intrecci di foglie e fiori. Il
      grigio, il verde, il bianco, il rosso, il marrone sono i colori più
      diffusi del marmo utilizzato. Soprattutto le due cappelle laterali, che
      affiancano l'altare maggiore, poggiate anch’esse su gradini di marmo,
      risaltano per l’eccellenza del lavoro. Per non dire dei tanti altari
      della chiesa (ben 13), veri capolavori d’arte che mettono ancora in
      evidenza la bravura delle maestranze che vi hanno lavorato con tanta cura.
      Di particolare rilievo é il primo altare di destra,
      rispetto all’ingresso, consacrato alle Anime del Purgatorio, con
      coppie di colonnine e capitelli decorati con motivi sia floreali che
      geometrici, e su cui emergono bassorilievi di teschi e di anime sorgenti
      dalle fiamme. In alto si legge la seguente scritta:
       
      PURGANTES  ANIMAE  DE  SAXIS
      VERBA  PROFUDUNT
      NE  CITO  DUPESCAT  MENS.
      PENITUS  OVE  RUAT.
      Sulla stessa parete, la pietra sacra di S.
      Gaetano si distingue per il bassorilievo in marmo bianco del Santo e per
      la seguente iscrizione posta in alto all’altare stesso:
       
      PAUPER,  EGENUS
      IN  AERUMNIS,  HIC  CURRE
      REPENTE
      PROVIDUS  ADVERSIS
      ISTE  PATRONUS
      ERIT
      Dei vari lavori eseguiti negli anni per la
      ricostruzione dell’edificio religioso, fa fede quanto si legge in
      diversi punti di esso.
      Sulla terza trave del tetto é scritto:
       
      Hoc opus fecit M. Antoninu S. Villarà 1707
      Sulla finestra centrale si legge:
       
      Hoc opus elemosinis completum
      Sulla parte sinistra dell’arco di trionfo vi é la
      seguente dicitura:
      ECCLESIA HUIUS CIVITATIS MATER DEO BONORUM OMNIUM
      LARGITORI EIUSQUE INTEMERATAE VIRGINI MATRI TOTIUS CLERI AC POPULI
      LABORIBUS: DEVOTIONEQUE PARATA SUMMA OMNIUM LAETITIA DE ORD.ne REV.m VIC:
      GEN: BENEDICTA FUIT PER A. R. D. IACOBUM GARUFI APOST.cum PROT.m COMM.m
      SANTI OFFICII AC ARCHIPRESBITERATUS LOCUMTENENTEM.
      XXIV DECEMBRIS MDCCXVI
      Il 24 dicembre 1716, quindi, la chiesa della cittadina
      dedicata alla Vergine Madre e realizzata con il contributo di tutto il
      clero e del popolo, è stata addobbata con grande devozione e letizia e
      benedetta dal Rev. Iacopo Garufi in sostituzione dell’Arciprete.
      Sull’ultimo pilone di sinistra prima del transetto,
      vi é infine la seguente scritta risalente al 1747:
      D.O.M.
      CAROLO BORBONIO UTRIUSQUE SICILIAE HIERUSALEM DEI
      GRATIFICANTE GRATIA GLORIOSISSIMO REGE HISPANIARUM INFANTE PARMAE
      PLACENTIAE CASTRI DUCE, MAGNO HEREDITARIO ETRURIAE PRINCIPAE REGII AC
      FIDELES PATRIAE PATRES D: DOMINICUS TRIFATI N. s D: NICOLAUS PAGANO D:
      IOSEPH GIARDINA IURATI IN AMPLIOREM IURATORIAE DIGNITATIS CULTUM HANC
      EREXERE SEDEM ANNO DOMINI MDCCXLVII.
      E’ dedicata all’attuale Re delle due Sicilie, Carlo
      III di Borbone, dai Giurati forzesi, che erigono tale sede adornata
      dall’iscrizione, quale posto per seguire i riti religiosi officiati in
      Duomo.
      Tra il terzo ed il quarto altare di destra, una lapide
      ricorda il riposo delle "spoglie mortali" del marchese Giovanni
      Mauro, discendente da antica e nobile famiglia, morto il 29 gennaio 1867.
      A ricordo del suo insediamento sacerdotale nella
      parrocchia forzese avvenuto il 14 settembre 1901, padre Sebastiano Riolo
      ha fatto apporre, sulla sinistra dell'arcata di trionfo, una croce di
      marmo.
      Sopra l’altare maggiore, vera e propria opera
      d’arte per la policromia dei marmi, é collocata la grande tela che
      rappresenta l’Annunciazione.
      La Chiesa Madre di Forza d’Agrò é un chiaro esempio
      dello sviluppo che l’artigianato religioso ha in Sicilia tra il ‘600
      ed il ‘700, con particolare riferimento alla tradizione dell’intaglio
      in legno ed all’attività degli orafi, che sfocia in un’ampia e
      raffinata produzione di arredi sacri. La parte inferiore dell’abside,
      tutt’intorno all’altare maggiore, é abbellita da un 
,
      d’autore ignoto appartenente all’artigianato messinese della metà del
      ‘700. Il coro é composto da 24 "stalli" che, in duplice fila,
      costituiscono la serie di sedili ove prendevano posto i cantori della
      chiesa durante le celebrazioni religiose.
      
      
      In ogni spalliera é rappresentata una scena relativa
      alla vita della Madonna e di suo figlio Gesù. Il coro é stato di recente
      opportunamente restaurato.
      Nella cripta
      sottostante venivano sepolti i preti della cittadina.
      La Cappella laterale, atto conclusivo della navata di
      sinistra, eccelle per i rivestimenti in marmo delle sue pareti e per il
      soffitto affrescato. E’ qui l’altare del Sacramento.
      Ma l'altare più "celebrato" è sicuramente
      quello del SS. Crocifisso,
      patrono di Forza d’Agrò, rappresentato nella croce lignea del ‘300,
      prima collocata nell’omonima chiesa del Castello. Notevole anche
      l'altare ove ai nostri giorni é disposta la statua di S.
      Caterina d’Alessandria, prima nell'omonima chiesa.
      Per quanto riguarda gli arredi sacri, eccellono un
      vivace piviale finemente ricamato della fine del secolo XVII nella
      cui parte centrale é rappresentata l’Annunziazione, una pianeta
      e due tonacelle di seta anch’esse ricamate con motivi floreali.
      Motivi settecenteschi si ritrovavano in alcuni calici
      ed in una croce con reliquario. Il Duomo forzese possedeva inoltre
      arredi sacri risalenti a secoli precedenti. In particolare risaliva alla
      fine del ‘500 un reliquario in filigrana d’argento alto 43
      centimetri. Esso aveva forma ovale ed era decorato con motivi floreali sul
      fondo dorato, il che conferiva un particolare effetto cromatico. I due
      calici sono stati purtroppo rubati nel 1981. Forma tipicamente
      cinquecentesca rievoca infine una caratteristica fiaschetta in zinco
      alta 60 centimetri.
      Risale al XVIII secolo il magnifico organo
      a canne provvisto di pedaliera e mantice, da azionare manualmente,
      che fino ai tempi recenti ha accompagnato i riti religiosi officiati in
      Duomo. L’organo, con l’ampia "balconata" finemente disegnata
      destinata all’organista ed al coro, si appoggia ancora ai nostri giorni
      sulla navata di sinistra rispetto all’ingresso. La struttura è stata di
      recente restaurata.
      Nella "Matrice" si conservano pure alcuni quadri
      del secolo XVII e XVIII, tra i quali si possono ammirare quelli di noti
      pittori siciliani come il Celi ed il Filocamo. Il primo é autore del
      "San Gaetano e la Vergine", il secondo di una "Sacra
      Famiglia". Pregevole pure il quadro di Giovanni Comandè
      raffigurante la "Madonna del Rosario tra i S.S. Domenico e
      Caterina" (secolo XVII).
      Per il Duomo di Forza d’Agrò, dedicato a S. Maria
      Annunziata e Assunta, il Sacerdote padre Di Natale, a spese sue e della
      comunità, ha fatto eseguire ai nostri giorni una rappresentazione in
      rilievo dell’Annunciazione.
      Dal feudalesimo in poi, i defunti sono stati ovunque
      sepolti sotto il sagrato delle chiese. Non ha fatto eccezione a
      questa regola neppure il "nostro" Duomo, sotto il quale, in
      varie cripte, sono raccolte numerose tombe che, fino a tutto il
      secolo XVIII e parte del XIX, hanno costituito il camposanto della
      cittadina. Anche lo spazio antistante l’ingresso della chiesa e la sua
      parte laterale, consacrato alla sepoltura dei fedeli e per questo detto
      "sopra cimitero", celerebbe una cripta più grande di quel che
      appare esteriormente, forse estesa addirittura oltre la sottostante via di
      comunicazione.
      E dall’elevato pulpito
      di legno della chiesa, anch'esso restaurato, sembra di
      risentire le "prediche" del vecchio arciprete, la serie di
      consigli, ammonimenti, rimproveri, rivolti ai fedeli per la loro
      istruzione ed edificazione. Si percepiscono le esortazioni
      all’adempimento dei propri doveri e alla pratica della virtù fatte ad
      una gente sempre sensibile alla parola religiosa ed in possesso di
      orgoglio civico.